venerdì 24 luglio 2015

Ricerca, respiro internazionale e Global disorder

#Pensatodavoi

Lo spazio settimanale, a misura di lettore, per le vostre riflessioni



Ricerca, Respiro Internazionale e Global 
disorder


Dare vita oggi ad un istituto di ricerca di discipline internazionalistiche, che pone al centro dell’agenda il Mediterraneo, è  una sfida importante e soprattutto attuale alla luce degli scenari globali contemporanei. A 30 anni dagli accordi di Schengen ed a 20 anni dalla Conferenza di Barcellona, che ha prodotto il Partenariato Euromediterraneo quale primo tentativo di rete d’integrazione tra Stati e popoli delle due sponde del Mediterraneo,  il Mare Nostrum risulta oggi più che mai il centro nevralgico di ogni riflessione a carattere internazionale. Ulteriore testimonianza in tal senso il fatto che una delle tracce della prima prova scritta agli esami di maturità proponeva di affrontare come saggio breve di ambito storico-politico la tematica   Il Mediterraneo: atlante geopolitico d’Europa e specchio di civiltà”. Promuovere la ricerca scientifica e la formazione specialistica nel campo degli studi giuridici, politici, economici, storici, filosofici, sociali e culturali, in una dimensione comparatistica ed internazionalistica, può oggi servire per comprendere meglio verso dove è indirizzato il mondo. In un contesto che da più parti viene definito “the global disorder” è necessario fare chiarezza sulle diverse sfaccettature della politica internazionale, analizzandone la complessità delle dinamiche e dei rapporti causa-effetto. Nell’attuale disordine internazionale coesistono svariati centri di potere (siano essi politici ed economici) e dunque trovare il bandolo di questa matassa è esercizio di non facile risoluzione. L’ONU (di cui si celebrano i 70 anni), che dovrebbe in teoria svolgere il ruolo di “governo del mondo”, in pratica continua ad arrancare e le sue scelte o decisioni risultano quasi sempre inconcludenti; le stesse prospettive di riformarne gli organi decisionali (Cds in primis) creano ulteriori occasioni di scontro tra gli attori statali, finendo così per alimentare le tensioni tra di essi. La tendenza alla decomposizione dell’ordine internazionale, attiva da inizio millennio, si è acuita negli ultimi anni, con la moltiplicazione di crisi diplomatiche e militari in Medio Oriente e nella stessa Europa. Il proliferare di diversi focolai presenti su differenti punti del globo si aggiunge al raffreddamento delle speranze di uscita dalla crisi economica, esplosa da quasi otto anni e riassorbita parzialmente negli Stati Uniti, ma ancora acuta in Europa ed in molti Paesi emergenti.  La sensazione prevalente è quella di una costante incertezza nonché di un continuo spostare l’attenzione generale da un conflitto ad un altro, da una paura ad un’altra, da un’emergenza ad un’altra ancora, passando quindi nell’arco di una settimana dall’Isis agli sbarchi dei migranti, dalla crisi russo-ucraina a quella dello Yemen, dal Grexit agli accordi di Vienna sul nucleare iraniano. Destreggiarsi in questo vortice di relazioni, strategie, posizioni di potere da difendere o da acquisire, rappresentato dal magma della politica internazionale, è uno degli scopi di chi vuole impegnarsi, come il nostro istituto di ricerca, a diffondere saperi e conoscenze, approfondendo quel “respiro internazionale” che serve ad orientarci nel mondo, a possederne varietà e complessità nelle nostre mani ed a custodirne la ricchezza nel nostro intelletto.
Francesco Polizzotto

Per saperne di più:
In mezzo al guado, scenari globali e l’Italia” , Rapporto ISPI 2015, a cura di Alessandro Colombo e Paolo Magri               



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