lunedì 6 ottobre 2014

Fecondazione eterologa: finalmente un' Italia un po’ più “Europea”

#lavoceinternazionale

L'approfondimento settimanale di I.ME.SI.

Fecondazione eterologa: finalmente un' Italia un po’ più “Europea”

A CURA DELL'AVV. GIORGIA ALLEGRA
L'Avvocato Giorgia Allegra
All’indomani della pronuncia della Corte costituzionale sul tema della fecondazione eterologa tutta la comunità scientifica e tutta quella Italia che crede nel progresso e nella ricerca scientifica non può che tirare un sospiro di sollievo: adesso anche le coppie costrette a ricorrere alla donazione dei gameti potranno provare a coronare il sogno di avere un bambino senza dover migrare all’estero.
E già, poiché, fino allo scorso mese di aprile gli italiani rappresentavano la fetta più importante del c.d. “turismo procreativo” in Europa; erano circa 4.000 le coppie che ogni anno si rivolgevano a strutture straniere per accedere a tecniche di fecondazione eterologa, nonostante in Italia vi fossero innumerevoli centri competenti e attrezzati a ricevere questo tipo di richieste e ciò a causa di un divieto ingiusto, discriminatorio e irragionevole posto dall’art. 4 della legge n.40 del 2004 che vietava e puniva severamente l’applicazione delle tecniche di fecondazione eterologa. Sono passati quasi 10 anni da quel giugno del 2005 quando, con un referendum, si provò a cancellare questo assurdo divieto: allora la politica dell’astensionismo vinse la battaglia, oggi  il diritto di autodeterminazione del singolo ha vinto la guerra. 


La procreazione medicalmente assistita è da sempre un tema fortemente controverso e dibattuto poichè mette in gioco considerazioni non solo scientifiche e giuridiche, ma anche e soprattutto etiche e morali, considerazioni che rendono difficilissimo, per non dire utopico, elaborare una regolamentazione che riesca a mettere “d’accordo tutti”…. nonostante ciò, la normativa italiana degli ultimi 10 anni, colma di veti, divieti e sanzioni ha certamente rappresentato un pessimo esempio legislativo.

La legge n.40 del 2004 è, infatti, una normativa che se da un lato si vanta di porre l’accento sulla finalità perseguita tramite le tecniche di riproduzione medicalmente assista, vale a dire quella di favorire la soluzione di problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dall’infertilità (art. 1), dall’altro non fa che prevedere limiti e paletti all’applicazione delle tecniche stesse fino a svilirne la pratica.
Oggi, fortunatamente, la legge sulla procreazione medicalmente assistita, venuta alla luce al seguito di forti scontri politici e portatrice di una visione ancorata al dettato della Chiesa Cattolica è stata letteralmente smontata pezzo per pezzo attraverso molteplici e ripetuti interventi giurisprudenziali.
Nella motivazione della recentissima pronuncia costituzionale, che ha fatto venir meno uno dei paletti più rigorosi posti dal legislatore del 2004, i giudici costituzionali sottolineano come il divieto di fecondazione eterologa (ricordiamo, in cui uno dei gameti, ovocita o spermatozoo, proviene da un donatore esterno alla coppia) sia contrario ad alcuni valori cardine del nostro ordinamento, quali il principio di uguaglianza (art. 3 Cost), la libertà di autodeterminazione dell’individuo, la tutela della famiglia (art. 29 Cost) e il diritto alla salute inteso nella sua accezione più ampia (art.32 Cost).  
E in fondo, bastava anche solo volgere lo sguardo oltralpe per accorgersi dell’arretratezza della normativa italiana rispetto al panorama legislativo offerto dai vicini Paesi europei.
Erano soltanto tre i Paesi che vietavano tout court la fecondazione eterologa: oltre all’Italia, la Lituania e la Turchia.Per il resto, tutti i Paesi di un Europa che cerca costantemente di affermare la sua dignità di Unione di Stati, mostravano la giusta e necessaria apertura verso il futuro della medicina riproduttiva. La procreazione medicalmente assistita costituisce un campo di confronto tra le varie legislazioni nazionali, un confronto spesso “mediato” dagli interventi della Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, ma che necessita di una continua divulgazione e conoscenza per consentire una disciplina comune “europea” che, quanto meno, condivida i principi fondamentali regolanti la materia.

Le normative europee sulla PMA sono tutte relativamente recenti, poiché risale soltanto alla metà degli anni ’80 l’inizio del dibattito circa le implicazioni etiche, scientifiche e giuridiche degli avanzamenti della scienza nel settore dell’embriologia umana. Il primo Paese ad adottare una legislazione in materia fu la Svezia nel 1984 e, a seguire, con la rapidissima diffusione mondiale delle tecniche di riproduzione assistita tutta l’Europa provvide a dotarsi di norme ad hoc.
Al giorno d’oggi  si riscontra un diffuso e consolidato “consenso europeo” sulla pratica della fecondazione eterologa, seppur vi siano comunque Paesi che hanno assunto un atteggiamento più liberale ed altri che ancora stentano a riconoscere ampia libertà di azione in questo campo, quali la Germania, l’Austria, la Croazia e la Svizzera che vietano la donazione di ovociti (consentendo, però, quella di spermatozoi), garantiscono l’accesso alle tecniche solo alle coppie eterosessuali e non prevedono l’anonimato a tutela del donatore.

Tra i Paesi più all’avanguardia si possono sicuramente menzionare la Grecia, il Belgio e la Danimarca, paesi nei quali è consentita la donazione di ovociti, spermatozoi ed embrioni (tranne la Danimarca che vieta la donazione di questi ultimi) in forma anonima e con la possibilità di accedere al trattamento da parte di coppie eterosessuali, omosessuali e donne single; ed ancora, la Finlandia, la Gran Bretagna e l’Olanda le cui legislazioni vietano, però, l’anonimato del donatore con la possibilità per il nato di conoscerne l’identità raggiunta l’età indicata dalla legge.
Francia, Repubblica Ceca e Spagna, quest’ultima meta preferita delle coppie italiane costrette a migrare all’estero fino a pochi mesi addietro e capitale europea della riproduzione assistita secondo un’indagine condotta dall’ESHRE (European Society of Human Reproduction and Embriology), garantiscono, invece, l’anonimato del donatore ma prevedono che possano beneficiare delle tecniche eterologhe solo le coppie eterosessuali sposate o conviventi (fatta eccezione per la penisola iberica dove l’accesso è garantito a tutte le donne maggiorenni).

La panoramica europea sopra riportata rende evidente come il mondo della medicina della riproduzione abbia un’evoluzione che viaggia ad una velocità degna dei nostri tempi e, come sia, dunque, doveroso da parte di Paesi che si definiscono “sviluppati” dotarsi di legislazioni nazionali che siano anch’esse flessibili e in rapida evoluzione.
All’indomani della pubblicazione della sentenza n.162 del 2014 della Corte costituzionale che ha tacciato di incostituzionalità il divieto di fecondazione eterologa posto dalla legge n.40/2004, i centri italiani di fecondazione assistita sono stati letteralmente inondati di richieste: l’infertilità è una patologia, così come riconosciuto dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), e come tale va trattata riconoscendo alle 3.400 coppie di pazienti che hanno domandato di accedere alle tecniche la dignità di essere curati come meritano e mettendo a loro disposizione tutte le metodiche ad oggi esistenti.
Il giorno 4 settembre u.s. si è riunita la Conferenza delle Regioni che ha approvato, all’unanimità e con l’ausilio di esperti del settore, i requisiti tecnici cui si dovranno attenere i centri specializzati e che garantirà i pazienti che si sottoporranno alle tecniche eterologhe.
Sono già diverse le regioni che hanno recepito il documento contenente le Linee guida in materia e sono oramai tantissimi i Centri italiani, ed anche siciliani, che si dichiarano pronti a partire, nel rispetto del dettato della Corte costituzionale, al fine di offrire finalmente un’opportunità in più a tutte quelle coppie che desiderano realizzare il sogno di diventare genitori e che, a causa di una legge ingiusta, hanno già aspettato fin troppo tempo. 

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