giovedì 23 ottobre 2014

‘Clash of the Titans’

‘Clash of the Titans’

Un articolo di Zbigniew Brzezinski e John J. Mearsheimer tratto da Foreign Policy, No. 146 (January/February 2005)
La Cina è più interessata ai soldi o ai missili? Proveranno gli Stati Uniti a contenere la Cina così come facevano una volta con l'Unione Sovietica? Un faccia a faccia tra Zbigniew Brzezinski e John Mearsheimer su se queste due grandi potenze sono destinate a scontrarsi, prima o poi.


Fate soldi, non la guerra - di Zbigniew Brzezinski 


Oggi, in Asia orientale, la Cina sta crescendo pacificamente finora. Per motivi comprensibili, la Cina nutre risentimento e persino umiliazione per alcuni capitoli della sua storia. Il nazionalismo è una forza importante, e ci sono gravi lamentele riguardanti questioni di politica estera, in particolare Taiwan. Ma il conflitto non è inevitabile e addirittura probabile. La Leadership cinese non è incline a sfidare gli Stati Uniti militarmente, e la sua attenzione rimane posta sullo sviluppo economico e sul guadagnare consenso come grande potenza.
La Cina è preoccupata, e quasi affascinata, dalla traiettoria della propria ascesa. Quando ho incontrato i vertici politici cinesi, non molto tempo fa, quello che mi ha colpito è stata la frequenza con cui mi sono state chieste previsioni circa i prossimi 15 o 20 anni. Non molto tempo fa, il Politburo cinese ha invitato due distinti professori occidentali per una riunione speciale. Il loro compito era quello di analizzare nove grandi potenze dal XV secolo per capire il motivo per cui sorgevano e poi cadevano. E' un esercizio interessante per la Leaderhisp di un paese tanto vasto e complesso.
Questo interesse per l'esperienza delle grandi potenze del passato potrebbe portare alla conclusione che leggi di ferro possono condurre a qualche scontro o conflitto inevitabile. Ma ci sono altre realtà politiche. Nei prossimi cinque anni, la Cina ospiterà diversi eventi che limiteranno la conduzione della sua politica estera. I Giochi Olimpici del 2008 sono l’evento più importante, naturalmente. L’ammontare degli investimenti economici e psicologici nei giochi di Pechino è sbalorditivo. La mia aspettativa è che saranno magnificamente organizzati. E, naturalmente, la Cina intende vincerle le Olimpiadi. 
Una seconda data è il 2010, quando la Cina ospiterà il World Expo di Shanghai. Organizzare con successo questi incontri internazionali è importante per la Cina e suggerisce che una politica estera prudente prevarrà.
Più in generale, la Cina è determinata a sostenere la sua crescita economica. Una politica estera conflittuale potrebbe altrimenti disturbare la crescita, danneggiare centinaia di milioni di cinesi, e minacciare la presa del partito comunista al potere. La Leadership cinese sembra comportarsi razionalmente, e consapevole non solo della crescita della Cina, ma anche della sua continua debolezza.
Ci saranno inevitabili attriti nel momento in cui la Cina proverà ad aumentare il suo ruolo a livello regionale e quando una "sfera di influenza" cinese si svilupperà. Il potere degli Stati Uniti potrebbe affievolirsi gradualmente nei prossimi anni, e il declino inevitabile dell’ influenza giapponese potrebbe aumentare il senso di preminenza a livello regionale della Cina. Ma perché si crei un vero e proprio scontro, la Cina ha bisogno di un apparato militare che sia in grado di competere con quello gli Stati Uniti. A livello strategico, la Cina mantiene una posizione di deterrenza minima. Quarant’anni dopo aver acquisito la tecnologia di armi nucleari, la Cina ha solo 24 missili balistici in grado di colpire gli Stati Uniti. Anche al di là del regno della guerra strategica, un paese deve avere la capacità di raggiungere i propri obiettivi politici prima che possa impegnarsi in una guerra limitata. E 'difficile immaginare come la Cina potrebbe promuovere i suoi obiettivi quando è altamente vulnerabile a un blocco e all’isolamento imposto dagli Stati Uniti. In un conflitto, il commercio marittimo cinese si bloccherebbe. Il flusso di petrolio cesserebbe, e l'economia cinese si paralizzerebbe.
Ho la sensazione che i cinesi sono cauti su Taiwan, malgrado i loro ruggiti. Lo scorso Marzo, una rivista del Partito comunista ha dichiarato che "abbiamo sostanzialmente contenuto la manifesta minaccia dell’indipendenza di Taiwan nel momento in cui [il presidente] Chen [Shuibian] è entrato in carica, evitando uno scenario peggiore e mantenendo lo status di Taiwan come parte della Cina." Un sondaggio dell’opinione pubblica fatto a Pechino, allo stesso tempo ha rilevato che il 58 % pensava che l’intervento militare non era necessario. Solo il 15 % era a favore dell'azione militare per "liberare" Taiwan.
Sicuramente, la stabilità di oggi non assicura la pace di domani. Se la Cina dovesse soccombere alla violenza interna, per esempio, tutte le scommesse sarebbero perse.
Se le tensioni socio-politiche o le disuguaglianze sociali diventassero ingestibili, la Leadership potrebbe essere tentato a sfruttare passioni nazionalistiche. Ma la remota possibilità che questo tipo di catastrofe si verifichi, non indebolisce la mia convinzione che siamo in grado di evitare le conseguenze negative che spesso accompagnano l'ascesa di nuove potenze. La Cina si sta chiaramente assimilando al sistema internazionale. La sua Leadership sembra rendersi conto che il tentativo di far sloggiare gli Stati Uniti sarebbe inutile, e che una cauta estensione dell’ influenza cinese è la strada più sicura per la preminenza globale.

Meglio essere Godzilla che Bambi - By John J. Mearsheimer

La Cina non può crescere pacificamente, e se continua la sua drammatica crescita economica nei prossimi decenni, gli Stati Uniti e la Cina sono propensi a impegnarsi in una intensa competizione riguardante la sicurezza, comportando un notevole rischio per una possibile guerra. La maggior parte dei Paesi vicini alla Cina, tra cui India, Giappone, Singapore, Corea del Sud, Russia e Vietnam, sarebbe lieti di supportare gli Stati Uniti per contenere il potere della Cina.
Per prevedere il futuro in Asia, bisognerebbe disporre di una teoria che spieghi come i poteri in ascesa agirebbero con ogni probabilità e come reagirebbero gli altri Stati. La mia teoria di politica internazionale dice che gli Stati più potenti tentano di stabilire l'egemonia nella propria regione, assicurandosi contemporaneamente che nessuna grande potenza rivale domini un'altra regione. L'obiettivo finale di ogni grande potenza è quello di massimizzare la propria porzione di potere mondiale e infine dominare il sistema.
Il sistema internazionale ha diverse caratteristiche distintive. Gli attori principali sono Stati che operano nell’anarchia - il che significa semplicemente che non vi è alcuna autorità superiore al di sopra di questi. Tutte le grandi potenze hanno una qualche capacità militare offensiva, il che significa che possono farsi male a vicenda. Infine, nessuno Stato può conoscere le intenzioni future di altri Stati con certezza. Il modo migliore per sopravvivere in un tale sistema è quello di essere il più potenti possibile, rispetto a potenziali rivali. Più potente è uno Stato,  meno è probabile che un altro Stato lo attaccherà.
Le grandi potenze non puntano meramente ad essere il potere più forte. Il loro obiettivo finale è quello di essere la potenza egemone - l'unica grande potenza nel sistema. Ma è quasi impossibile per qualunque Stato ottenere l'egemonia globale nel mondo moderno, perché è troppo difficile da mostrare e mantenere. Persino gli Stati Uniti sono un potere egemone a livello regionale, ma non globale. Il risultato migliore a cui uno Stato può aspirare è quello di dominare il proprio cortile di casa.

Gli Stati che ottengono l'egemonia regionale hanno un ulteriore obiettivo: impedire che altre grandi potenze dominino altre aree geografiche. I Paesi che esercitano egemonia su una regione, in altre parole, non vogliono concorrenti. Al contrario, vogliono mantenere altre regioni divise tra diverse grandi potenze in modo da farle entrare in competizione. Nel 1991, poco dopo la fine della Guerra Fredda, la prima amministrazione Bush ha coraggiosamente dichiarato che gli Stati Uniti avevano raggiunto lo status di Stato più potente del mondo e che l’intenzione era quella di mantenerlo. Lo stesso messaggio è stato ripreso nella famosa National Security Strategy rilasciata dalla seconda amministrazione Bush nel settembre 2002. La posizione di questo documento sulla guerra preventiva generò aspre critiche, ma a malapena una parola di protesta ha accolto l'affermazione che gli Stati Uniti dovrebbero controllare l’ascesa di certi poteri e mantenere la propria posizione dominante nel bilancio globale del potere.

La Cina probabilmente cercherà di dominare l'Asia allo stesso modo in cui gli Stati Uniti dominano l'emisfero occidentale. In particolare, la Cina cercherà di massimizzare il divario di potere tra se ei suoi vicini, in particolare il Giappone e la Russia, e per assicurarsi che nessuno Stato in Asia possa minacciarla.
E’ improbabile che la Cina esca di senno e conquisti altri Paesi asiatici. Piuttosto, la Cina vorrà dettare i limiti del comportamento accettabile per i paesi limitrofi, così come gli Stati Uniti fanno nelle Americhe. Una Cina sempre più potente cercherà anche, con ogni probabilità, di spingere gli Stati Uniti fuori dall'Asia, più o meno come gli Stati Uniti hanno spinto le grandi potenze europee fuori dell'emisfero occidentale. Non a caso, guadagnare l'egemonia regionale è probabilmente l'unico modo che la Cina ha per riavere indietro Taiwan.
Perché dovremmo aspettarci che la Cina agisca diversamente dagli agli Stati Uniti? I politici americani, dopo tutto, reagiscono duramente quando altre grandi potenze inviano forze armate nell’emisfero occidentale. Tali forze straniere sono sempre viste come una potenziale minaccia alla sicurezza americana. Sono i cinesi più saggi, più morali, meno nazionalisti, o meno preoccupati per la loro sopravvivenza degli occidentali? Non sono nessuna di queste cose, che è il motivo per cui la Cina rischia di imitare gli Stati Uniti e tenterà di diventare una potenza egemone nella propria regione. La Leadership cinese e la gente ricordano bene quello che è successo nel secolo scorso, quando il Giappone era potente e la Cina era debole. Nel mondo anarchico della politica internazionale, è meglio essere Godzilla che Bambi.
Grazie alla storia è prevedibile come reagirebbero i politici americani se la Cina tentasse di dominare l'Asia. Gli Stati Uniti non tollerano rivali. Come hanno dimostrato nel 20 ° secolo, sono determinati a rimanere l’unico potere egemone regionale del mondo. Pertanto, gli Stati Uniti cercheranno di contenere la Cina e, infine, indebolirla a tal punto da non essere in grado di dominare l'Asia. In sostanza, gli Stati Uniti rischiano di comportarsi nei confronti della Cina così come si comportarono con l'Unione Sovietica durante la Guerra Fredda.

Le testate nucleari cambiano  tutto - Zbigniew Brzezinski risponde:

Come studioso occasionale, sono rimasto colpito dal potere della teoria. Ma la teoria - almeno nelle relazioni internazionali - è essenzialmente retrospettiva. Quando succede qualcosa che non rientra nella teoria, viene rivisitata. E ho il sospetto che accadrà nel rapporto Usa-Cina.
Viviamo in un mondo molto diverso da quello in cui potenze egemoniche potevano andare in guerra senza cancellarsi l’un l'altra come società. L'era nucleare ha modificato le politiche di potenza in un modo che era già evidente nella competizione USA-URSS. L'elusione di un conflitto diretto in quella situazione di stallo deve molto a quelle armi che rendono la totale eliminazione delle società conseguenza dell’escalation dinamica della guerra. A questo proposito, dice qualcosa il fatto che i cinesi non stiano cercando di acquisire le capacità militari per raggiungere gli Stati Uniti.
Il modo in cui si comportano le grandi potenze non è predeterminato. Se i tedeschi e i giapponesi non si fossero comportati così come hanno fatto, i loro regimi potrebbero non essere stati distrutti. La Germania non era tenuta ad adottare la politica che ha adottato nel 1914 (anzi, il cancelliere tedesco Otto von Bismarck ha seguito un percorso molto diverso). I giapponesi nel 1941 avrebbe potuto rivolgere il loro espansionismo verso la Russia, piuttosto che verso la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Da parte sua, la Leadership cinese appare molto più flessibile e sofisticata di molti precedenti aspiranti allo status di grande potenza.

Mostrando la porta agli Stati Uniti - John J. Mearsheimer risponde:

La dicotomia che lei ha sollevato tra la teoria e la realtà politica è importante. La ragione per cui dobbiamo privilegiare la teoria sulla realtà politica è che non possiamo sapere quale sarà la realtà politica se guardiamo ad esempio l'anno 2025. Lei ha detto di aver viaggiato in Cina di recente e parlato con i leader cinesi che le sono sembrati molto più prudenti riguardo  Taiwan. Questo può essere vero, ma è in gran parte irrilevante. La questione chiave è: cosa penseranno riguardo Taiwan i leaders ed il popolo cinese nel 2025?
Non possiamo saperlo saperlo. Quindi, realtà politiche odierne vanno eslcuse dall'equazione, e ciò che conta davvero è la teoria che si impiega per predire il futuro.
Lei sostiene anche che il desiderio della Cina per la continua crescita economica rende il conflitto con gli Stati Uniti improbabile. Una delle principali ragioni per cui la Cina ha avuto tanto successo economico negli ultimi 20 anni è che ha scelto di non scontrarsi con gli Stati Uniti. Ma la stessa logica avrebbe dovuto applicarla nel caso della Germania prima della Prima Guerra Mondiale e in Germania e in Giappone prima della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1939, l'economia tedesca era in forte crescita, ma Hitler iniziò la Seconda Guerra Mondiale. Il Giappone ha dato via al conflitto in Asia, nonostante la sua impressionante crescita economica. Chiaramente, ci sono fattori che a volte sostituiscono le considerazioni economiche e spingono le grandi potenze ad iniziare una guerra - anche quando le danneggia economicamente.
E 'anche vero che la Cina non ha i mezzi militari per competere con gli Stati Uniti. Questo è assolutamente corretto - per ora. Ma ancora una volta, ciò di cui stiamo parlando è la situazione nel 2025 o 2030, quando la Cina avrà un apparato militare tale da raggiungere quello degli Stati Uniti. Cosa succederebbe, poi, quando la Cina avrà un prodotto interno lordo molto più grande e un esercito molto più temibile di quello che ha oggi? La storia delle grandi potenze offre una risposta immediata: la Cina cercherà di spingere gli americani fuori dall'Asia e dominare la regione. E se dovesse riuscirci, sarà la situazione ideale per affrontare Taiwan.

La capacità di resistenza Americana - Zbigniew Brzezinski risponde:

Come può la Cina spingere gli Stati Uniti fuori dell'Asia orientale? O, più acutamente, come può la Cina spingere gli Stati Uniti fuori del Giappone? E se gli Stati Uniti venissero in qualche modo spinti fuori del Giappone o decidessero di abbandonarlo a se stesso, che cosa farebbero i giapponesi? Il Giappone ha un imponente programma militare e, nel giro di pochi mesi, potrebbe avere un significativo deterrente nucleare. Francamente, dubito che la Cina potrebbe spingere gli Stati Uniti fuori dell'Asia. Ma anche se potesse, non credo che vorrebbe subirne le conseguenze: un Giappone potente, nazionalista, e dotato di armi nucleari.
Naturalmente, le tensioni con Taiwan sono il pericolo strategico più preoccupante. Ma qualunque pianificatore militare cinese deve tener conto della probabilità che, anche se la Cina potesse invadere Taiwan, gli Stati Uniti si intrometterebbero nel conflitto. Tale prospettiva vizia qualsiasi calcolo politico che giustifichi un'operazione militare finché e a meno che gli Stati Uniti restino fuori dal quadro. E gli Stati Uniti non saranno fuori del quadro per molto, moltissimo tempo.

Non è uno scenario sereno - John J. Mearsheimer risponde:

Se i cinesi sono intelligenti, sceglieranno di non attaccare Taiwan ora. Non è il momento giusto. Quello che dovrebbero fare è concentrarsi sul costruire la loro economia in modo che diventi più grande di quella statunitense. Poi potranno tradurre quella forza economica in potenza militare e creare una situazione in cui sarebbero in grado di tenere in pugno gli Stati della regione e di dare gli Stati Uniti filo da torcere.
Dal punto di vista della Cina, dominare l'Asia sarebbe l’ideale, e per il Brasile, l'Argentina, o il Messico, sarebbe ideale diventare una grande potenza e costringere gli Stati Uniti a concentrarsi sul proprio territorio. Il grande vantaggio che gli Stati Uniti hanno in questo momento è che nessuno Stato nell'emisfero occidentale può minacciare la sua sopravvivenza o la sicurezza dei suoi interessi. Così gli Stati Uniti sono liberi di vagare per il mondo disturbando le altre persone nei propri cortili di casa. Altri Stati, tra cui la Cina, naturalmente, hanno acquisito interesse nel causare difficoltà nel cortile di casa degli Stati Uniti per concentrare lì l’attenzione. Il quadro che ho dipinto non sereno. Vorrei poter raccontare una storia più ottimista per il futuro, ma la politica internazionale è un business brutto e pericoloso. Neanche tutta la buona volontà del mondo potrebbe migliorare l’intensa concorrenza esistente tra gli Stati in termini di sicurezza che si metterà in moto non appena un aspirante egemone apparirà in Asia.
 
Da Mearsheimer, J. J., and Z. Brzezinski, ‘Clash of the Titans’, Foreign Policy, No. 146 (January/February 2005)

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