sabato 19 marzo 2016

Decrescita economica globale: criticità e risposte del dopo G-20 di Shangai

#Pensatopervoi

La rubrica settimanale con le nostre proposte

Decrescita economica globale: criticità e risposte del dopo G-20 di Shangai



Nel novembre 2012, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) esprimeva le proprie inquietudini circa la crescita dell’economia mondiale, nel suo insieme e in particolare nei 34 paesi membri OCSE. Nel rapporto “Looking to 2060: long-term global growth prospects”, si evidenziava come il tasso di crescita dei paesi OCSE fosse destinato a rimanere invariato, stabilizzandosi intorno al 3%. Contrariamente, il rapporto 2012 sottolineava l’impennata dell’economie emergenti (+7% PIL), soggette anch’esse a una frenata a partire dal 2020. E in effetti, se consideriamo lo stato attuale della Cina, assistiamo a una decrescita del PIL che passa dal 7,8% nel 2013 al 6,8% nel primo semestre 2016. Tale arresto, di quella che dagli anni ‘90 risulta essere una crescita rapida (con punte di anche il 10%), mette in guardia il governo cinese che procede svalutando la moneta nazionale, lo Yuan, per rilanciare la domanda e le esportazioni. Il deprezzamento dello Yuan minaccia l’andamento delle altre economie, provocando delle ripercussioni sul piano della competitività internazionale. A tal fine, in occasione del G20 finanziario di Shangai, l’OCSE ha invitato la Cina ad adottare delle riforme strutturali, dal lato dell’offerta più che della domanda, senza manipolazione dunque dei tassi di cambio. Lavorare sul fronte dell’offerta e delle riforme strutturali appare tra le raccomandazioni del rapporto finale “Going for Growth”, approvato dai Ministri delle finanze e dai Governatori delle Banche Centrali, riunitisi a Shangai il 26-27 febbraio 2016. Tale rapporto, risulta perfettamente in linea con la strategia “Europe 2020-Europe growth’s strategy” (adottata nel 2010 dalla Commissione e valida per i successivi 10 anni) nonché con il Programma di lavoro 2016 della Commissione Juncker. Quest’ultimo, elenca in maniera dettagliata le riforme strutturali da avviare nelle economie avanzate, così come ripreso dal successivo rapporto OCSE. Il Programma 2016 della Commissione europea si propone di:

Rilanciare il mercato del lavoro e in particolare l’occupazione giovanile: la Youth Employment Iniziative punta alla riduzione della disoccupazione che colpisce il 20% dei giovani in età 18-25 appartenenti all’UE-28, aiutando le regioni dove il tasso di disoccupazione della suddetta categoria supera il 25% (Grecia, Spagna, Italia) e riducendo così la disparità interregionale. Tale iniziativa, è stata trasposta in Italia attraverso il “Piano Garanzia Giovani”, che tuttavia ha garantito un’occupazione reale soltanto per il 15% degli giovani iscritti. Occorre inoltre ricordare che solo il 17% dei giovani NEET (Not engaged in Education, Employment or Training) si è iscritto al programma occupazionale promosso dal Governo, risultando così fallimentare rispetto al numero dei beneficiari potenziali;

Rilanciare gli investimenti: The Investment Plan for Europe si pone come obiettivo quello di rilanciare l’economia reale mobilizzando circa 315 milioni di euro in 3 anni. Attualmente la maggior parte degli investimenti, il 17%, è stata destinata al rilancio delle azioni in materia ambientale, anche in vista della COP21 tenutasi a dicembre 2016;

Rivedere la politica climatica ed energetica dell’UE: Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development. Approvata dai Paesi della COP21, la nuova agenda si propone la riduzione delle emissioni di carbonio nonché di gas a effetto serra, al fine di limitare l’aumento della temperatura terrestre. Parallelamente, vi è l’obiettivo di puntare sulla resilienza dei sistemi socioeconomici ed ecologici, attraverso la diversificazione economica e la gestione durabile delle risorse;

Promuovere l’accesso libero ai mercati e nuovi business models: The single market strategy si propone di rendere più libero e accessibile il mercato dei beni e servizi in Europa stimolando la competitività europea, finora limita a livello regionale e con notevole disparità tra centro e periferia in Paesi come Francia e Italia. 

Correggere le tendenze economiche negative e allo stesso tempo riformare la governance economica europea, tramite l’istituzione di meccanismi per la gestione e la prevenzione degli squilibri micro e macroeconomici, tale appare dunque la priorità della Commissione Juncker per l’anno in corso. Nello stesso tempo, prevenire il deprezzamento della valuta cinese, i cui effetti colpiscono non soltanto il settore dell’export europeo, ma anche il potere d’acquisto dei cinesi sui mercati esteri, penalizzando dunque alcuni dei settori trainanti l’economia europea quali quello del lusso.
Laura La Scala 

Bibliografia: 


Programma di lavoro 2016 Commissione, http://ec.europa.eu/atwork/pdf/cwp_2016_en.pdf

Rapporto OCSE “Going for growth”, http://www.oecd.org/eco/growth/goingforgrowth.htm

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