martedì 12 gennaio 2016

Ancora sangue e terrore ad Istanbul, attentato in Piazza Sultanahmet

- EDIZIONE STRAORDINARIA -

Ancora sangue e terrore ad Istanbul, attentato in Piazza Sultanahmet

Diverse esplosioni sono state udite stamane, intorno alle 10 ora locale, ad Istanbul. La Cnn turca ha subito chiarito che si è trattato di un’unica esplosione, avvenuta ai piedi dell’obelisco di Theodosius, situato nel cuore della città, a due passi dalla Chiesa di Santa Sofia e dalla Moschea Blu, mete turistiche per eccellenza. Secondo fonti governative l’esplosione avrebbe causato almeno 10 morti e una quindicina circa di feriti, due dei quali versano ora in condizioni particolarmente gravi. Secondo il quotidiano tedesco Bild nove delle vittime sarebbero turisti tedeschi, mentre il governo Norvegese fa sapere che uno dei feriti è proprio un turista norvegese; le vittime sarebbero dunque per lo più turisti provenienti da diversi paesi.

Il presidente Erdogan ha subito fatto sapere che l’esplosione sarebbe stata causata da un attacco suicida, di cui però non sembrano ancora chiare le dinamiche. Anche il coplevole non è ancora stato identificato, ma secondo fonti vicine al governo turco si tratterebbe di un attentatore di origine siriana.

La piazza è stata subito invasa dai mezzi di polizia, vigili del fuoco e personale medico, nonché da innumerevoli giornalisti. Questi ultimi sono tuttavia stati costretti ad abbandonare immediatamente la zona e ai media turchi è stato imposto il silenzio stampa sui dettagli legati all’attentato. Il governo sembra infatti ritenere che qualsiasi dettaglio divulgato possa in qualche modo “fornire informazioni ai terroristi”.

Intanto ad Ankara è previsto un vertice straordinario sulla sicurezza, presieduto dal primo ministro, che vedrà confrontarsi il ministro dell’interno, il vice ministro degli esteri e il direttore generale della Pubblica sicurezza e durante il quale si discuteranno le misure da adottare per far fronte a questa situazione di emergenza e pericolo. Erdogan ha comunque affermato che “la Turchia continuerà a lottare fino a quando le organizzazioni terroristiche non saranno totalmente annientate”. La Turchia in effetti non è nuova ad attentati terroristici: già nello scorso Dicembre una bomba aveva infatti provocato un’esplosione nei pressi di una stazione della metropolitana e nel Gennaio 2015, sempre nei pressi della Moschea Blu, una donna si era fatta esplodere uccidendo un poliziotto. Sarebbe poi stato rivendicato dall’ISIS l’attentato che, lo scorso 20 Luglio, ha ucciso più di 30 attivisti curdi a Suruc, al confine con la Siria. Proprio quest’ultimo attentato tuttavia ha fatto nascere una vistosa polemica: molti ritengono infatti che, in virtù del conflitto interno che attraversa la Turchia, questo atto di violenza nasconda in realtà il coinvolgimento del governo turco. Subito dopo l’attentato infatti alcuni miliziani legati al PKK, il partito dei lavoratori del Kurdistan che rivendica maggiore autonomia per la minoranza curda in Turchia, avevano ucciso tre poliziotti turchi in segno di dissenso. Da quel momento gli scontri sono andati via via inasprendosi, alimentando una serie di sospetti e accuse reciproche tra le parti in conflitto. Anche quando, ad Ottobre, due ordigni hanno ucciso un centinaio di persone durante una manifestazione contro la guerra civile ad Ankara, i sospetti sono immediatamente venuti a cadere sul governo turco, benchè proprio quest’ultimo abbia attribuito la responsabilità dell’attentato a terroristi di matrice islamista. 

Che dunque i fatti di oggi si inseriscano in un contesto già poco stabile, lo dimostrano gli avvenimenti dell’ultimo anno; sarà solo il tempo a chiarire se il paese può essere in grado di affrontare a viso aperto la minaccia dello Stato Islamico, pur dovendo fare i conti con gravi problemi di politica interna. Intanto attorno alla Turchia si sono stretti i premier di diversi altri paesi, e il segretario generale della Nato ha condannato l’attacco terroristico, aggiungendo che “Non può esserci giustificazione per tali attacchi. Tutti gli alleati della Nato sono uniti nella lotta contro tutte le forme di terrorismo”. La stessa Turchia infatti aveva negli ultimi tempi cambiato il proprio atteggiamento nei confronti dello Stato Islamico: dal sostegno finanziario ai gruppi fondamentalisti coinvolti nella guerra in Siria e, indirettamente, anche allo Stato Islamico, era passata a una più ferma opposizione, sia arrestando i simpatizzanti dello Stato Islamico in territorio turco, sia concedendo alcune basi site in territorio turco a bombardieri americani. 

Quel che è certo è che l’ondata di panico esplosa nel corso degli ultimi mesi in tutto il mondo non sembra voler scomparire, alimentata da nuovi atti di violenza sempre più crudi ed efferati. La vera sfida, dunque, si gioca sul campo della sicurezza e ci costringe a riflettere sulla costante presenza di un “nemico invisibile”.
Alessia Girgenti

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