mercoledì 6 maggio 2015

Elezioni in GB e crisi del bipolarismo

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Elezioni in GB e crisi del bipolarismo


La singolarità della sfida elettorale che, il prossimo 7 maggio si terrà in Inghilterra, Galles e Scozia per rinnovare il Parlamento della Gran Bretagna, sembra proprio essere la sempre più realistica possibilità di impasse. Il sistema elettorale britannico è in buona sostanza un sistema uninominale maggioritario a turno unico. Il territorio di sua maestà Elisabetta II è dunque suddiviso in tanti collegi quanti sono i seggi (650) da assegnare in Parlamento, il candidato che riceverà la maggioranza dei voti per ciascun collegio otterrà il seggio “first past the post”. La novità risiede essenzialmente nel fatto che un sistema maggioritario secco, che ha storicamente garantito un forte bipolarismo, quando non un vero e proprio bipartitismo, rischia ad oggi di non garantire alcuna maggioranza parlamentare. Le proiezioni danno infatti i Tories di poco avanti al New Labour, 280 seggi contro 265, circa 25 seggi per i LibDem, lo UKIP del polemista euroscettico Nigel Farage (con percentuali di voto attorno al 15%) aggiudicarsi meno di 5 seggi, 1 seggio per i Verdi, ed uno Scottish Indipendent Party fare man bassa dei 59 seggi scozzesi a quota 54. Pare definitivamente archiviata l’epoca del bipartitismo, dell’alternanza tra governi monocolore Conservatori o Laburisti. Già oggi in realtà il premier Cameron è a capo di un governo di coalizione con i Liberal-Democratici di Nick Clegg, ma lo scenario che si prevede fra qualche settimana è del tutto inedito. Le possibilità, per la coalizione uscente, di arrivare alla quota minima di 326 seggi e formare una maggioranza sono davvero basse. Le alternative sono entrambe delle incognite, una maggioranza arcobaleno o una “grande coalizione”  tra Conservatori e Laburisti. Che i due partiti abbiano perso lo smalto di un tempo è evidente. Ed Milliband e lo stesso Cameron non hanno ne le capacità di leadership, ne l’impeto riformatore di Blair e della Tatcher. Sicuramente scontano, presso l’opinione pubblica britannica, qualche compromesso di troppo con la mai digerita UE, tutto a favore dei partiti indipendentisti come SIP e UKIP. Sta di fatto che anche in questo caso la narrativa europea ha un peso. Non risulta strano perciò che in ambito comunitario girino ipotesi di Europa a due velocità, come rilanciato, in una recente intervista, anche dal ex Presidente del Consiglio Enrico Letta.
Per scongiurare destabilizzanti marce indietro che si chiamino “Brexit” o meno, l’Unione dovrebbe procedere ad un’integrazione politica maggiore per quanto riguarda i paesi dell’Eurozona, lasciando da parte chi ne è sempre voluto rimanere estraneo. Un messaggio per calmare le spinte indipendentiste, comunicando un cambio di passo europeo che di rimbalzo tranquillizzi i sudditi di sua maestà. Stando all’analisi politico elettorale anche queste elezioni sembrano confermare il trend evolutivo dei sistemi politici europei. I partiti appartenenti alle famiglie socialdemocratica e popolare hanno per decenni stabilizzato su un assetto bipolare le democrazie europee. Con sempre maggior evidenza quest’assetto pare stia vivendo una fase di mutamento. Questi partiti infatti, arrembati ai lati da un variegato spettro di formazioni neo populiste, chi più antisistema, chi con radici nelle culture radicali di destra e sinistra, si trovano ad occupare il centro dell’offerta politica su posizioni sempre più convergenti. Dove le leggi elettorali lo consentono, governi di grande coalizione sono ormai la soluzione più semplice per costruire una maggioranza, come dimostrano Italia (nonostante tutte le peculiarità del caso)e ancor meglio Germania e lo stesso accordo tra conservatori e socialisti dopo il voto europeo. Anche in Francia nonostante il doppio turno garantisca un formale bipolarismo, in sostanza si sta stabilizzando una fase tripolare. Il concretizzarsi di un accordo di governo tra i Tories e il Labour Party a Westminster non è, perciò, in alcun modo da scartare. Riuscirà l’Italicum a confutare il fatto che non si crea il bipolarismo con le leggi elettorali?

 Luca Scaglione

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