domenica 1 febbraio 2015

Sergio Mattarella, l'uomo che ragiona a bassa voce

- EDIZIONE STRAORDINARIA -

Sergio Mattarella, l'uomo che ragiona a bassa voce

a cura di Rosario Fiore, docente di Diritto internazionale Unipa
e Gabriele Messina Presidente I.ME.SI


L'elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica rappresenta, certamente, un motivo di orgoglio per tutti i siciliani, qualunque sia il colore politico. Palermitano, docente universitario di diritto parlamentare, sia a Giurisprudenza che a Scienze Politiche dell'università di Palermo, Matarella appartiene ad una famiglia politica assai importante. Il padre Bernardo fu potente Ministro democristiano dal secondo dopoguerra fino alla metà degli anni sessanta, ingiustamente additato dal sociologo Danilo Dolci di contiguità mafiose, circostanza questa smentita in maniera netta sia dal Tribunale di Roma che in via definitiva dalla Corte di Cassazione. Sergio Mattarella non era destinato a fare politica: schivo, di poche parole, grande studioso, si dedicava assiduamente all'insegnamento universitario del diritto pubblico, in modo particolare del diritto parlamentare fino a quando, il 6 Gennaio 1980, Cosa Nostra uccide il fratello Piersanti, all'epoca Presidente della Regione Siciliana: e' questo il periodo degli omicidi eccellenti, con la morte l'anno precedente del segretario provinciale della DC palermitana Michele Reina, poi Pio La Torre, il Generale Dalla Chiesa, magistrati, poliziotti. Siamo in piena guerra di mafia in Sicilia, con l'ascesa dei corleonesi al vertice mafioso siciliano e l'inizio di una vera e propria contrapposizione tra lo Stato e la mafia. In questa contrapposizione, il fratello Piersanti era schierato dalla parte dello Stato, proteso ad un profondo rinnovamento interno della Democrazia Cristiana siciliana, fino ad allora dominata da Lima e Ciancimino, ma soprattutto proteso a rivoluzionare la macchina amministrativa e degli appalti della Regione. Morto il fratello, Nel 1983 Sergio Mattarella continua l'impegno politico della propria famiglia, risultando eletto alla Camera dei Deputati nella lista della DC, di cui diviene successivamente uno dei maggiori rappresentanti della sinistra interna, tanto da ricoprire importanti ruoli di ministro nei governi, De Mita, Goria e Andreotti, dal quale governo, come noto, si dimise nel 1990 per protesta contro l'approvazione della legge Mammi, che tutelava gli interessi imprenditoriali di Silvio Berlusconi e della Fininvest.  Mattarella certamente e' ricordato soprattutto per essere il padre della legge elettorale che, nel 1993, sostituì il sistema proporzionale puro con il sistema maggioritario dei collegi plurinominali, noto come Mattarellum per la definizione del politologo Giovanni Sartori. Tra i fondatori del Partito Popolare Italiano prima e dell'Ulivo di Romano Prodi, Mattarella ritorna a ricoprire ruoli di primo piano sul finire degli anni 90, quando con i due governi D'Alema e col governo Amato, diviene Vice premier e Ministro della Difesa per poi, nel 2011, essere eletto dal Parlamento giudice costituzionale. Mattarella è un uomo politico assai navigato, come disse di lui Giuliano Amato "un uomo che quando tutti gridano, lui ragiona a bassa voce". Questa sua caratteristica, ossia un moderatismo accentuato, fatto di poche parole, garbo e sensibilità istituzionale, potrà conciliarsi col renzismo dei tweet, dell'immagine a scapito della sostanza? Molti, oggi, sono convinti che l'elezione di Sergio Mattarella al soglio quirinalizio abbia rappresentato la fine del patto del Nazareno, cioè l'accordo Renzi-Berlusconi sulle riforme elettorali e istituzionali; molti, anzi gran parte, lo hanno votato non tanto per le sue doti politiche e le sue sensibilità istituzionali, ma per sabotare le riforme in cantiere, tra tutte la nuova legge elettorale, l'Italicum, approvato in seconda lettura la scorsa settimana. Certamente in questa direzione si sono mossi sia Sel che la minoranza Dem, nell'ovvia convinzione che l'Italicum con i capilista bloccati ed il premio di maggioranza alla lista più votata farebbe di Renzi il padrone dell' Italia per i prossimi anni. Da questo punto di vista, l'elezione di Mattarella, apparentemente, affossa il patto del Nazareno, allontanando l'approvazione della nuova legge elettorale e l'abolizione del Senato.  Ma solo apparentemente! Se Renzi avesse proposto al suo partito il nome di Mattarella, con l' accordo di Berlusconi, oggi Mattarella non sarebbe il 12simo Capo dello Stato, poiché ne' Sel ne' sinistra Dem avrebbero mai votato una personalità espressione del patto del Nazareno. Ecco, allora, la necessità di indicare una personalità in disaccordo, ma solo apparente, con Berlusconi, il cui partito decide alla fine di votare scheda bianca. Ed è' questa la prova che Berlusconi finge quando dichiara che il nome non e' condiviso. Diversamente Forza Italia, come ha fatto la Lega di Salvini, avrebbe votato un proprio uomo. Ecco allora che il nuovo Capo dello Stato si colloca perfettamente nel solco del patto del Nazareno, col vantaggio che, date le sue doti politiche e istituzionali nonché giuridiche, riuscirà a mitigare le irritanti renzate. Ed ancora una volta, mentre tutti grideranno, lui sarà l'unico a ragionare in silenzio. 

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