lunedì 24 novembre 2014

Pensavo fosse amore #25novembre2014

#Pensatodavoi

Lo spazio settimanale, a misura di lettore, per le vostre riflessioni


Pensavo fosse amore #25novembre2014


Parlare di rieducazione sentimentale, identità, ideali, ruoli non è certo facile soprattutto se si parla di
donne, se si parla di abusi e questi prendono il nome di “femminicidio “. Lento è stato il percorso di sensibilizzazione verso questa realtà fatta di  sopraffazioni e violenze, per mano di uomini il cui gesto di certo non si può dire “fosse d'amore “. Si intrecciano emozioni, diritti ,violazioni , urla sorde in
mezzo al nulla. Il 25 novembre è la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, stabilita tramite la  risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999, emanata
 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Questa data fu scelta in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal considerate esempio di donne rivoluzionarie durante il regime dittatoriale di Trujilio nella Repubblica Dominicana . La parola “femmicidio” venne usata per la prima volta nel 1976, durante una seduta del Tribunale internazionale dei crimini contro le donne, svoltosi a Bruxelles. A pronunciarla fu Diane Russell, scrittrice e attivista femminista.
La violenza sulle donne non è frutto di un raptus di follia. L'entità degli abusi e le violenze non devono essere celate o risolte in famiglia, come i “panni sporchi” che un detto popolare cita, debbano essere lavati in famiglia. Ma quale essere umano “merita” la lesione della propria dignità umana in relazione all'integrità fisica e morale ? Quale Costituzione giustifica e autorizza le percosse di un compagno, padre,fratello, ex verso una donna? “Pensavo fosse amore.. “ avrebbero risposto queste donne...
Dopo aver ratificato, il 19 giugno 2013, la Convenzione di Istanbul, l'8 agosto il governo ha approvato un decreto legge contenente una serie di misure repressive nonché di tutela delle vittime della violenza avvenuta (poi convertito in legge con modifiche dalla L. 119/2013 del 15 ottobre 2013), riconoscendo in questo modo l'esistenza di una situazione grave ma non ancora adeguatamente affrontata. Se la legge compie un passo avanti in tema di lotta alla violenza contro le donne in Italia, si rileva tuttavia come alcuni standard richiesti dalla Convenzione di Istanbul, non siano ancora stati raggiunti. Se nella Convenzione vengono palesati quelli che sono gli strumenti di prevenzione e protezione, questo non accade nel testo di legge italiana, dove l'attenzione viene data più all'aspetto punitivo. Forti dubbi risiedono inoltre sull'entità delle risorse economiche dedicate al piano d'azione straordinario, con tutta probabilità non sufficienti a garantire gli obiettivi prefissati dal testo stesso. Si noti poi come ancora manchi in Italia un'istituzione nazionale indipendente per i diritti umani con una sezione dedicata ai diritti delle donne in grado di vigilare sul fenomeno. I dati di Telefono Rosa sono confermati da quelli dell’Istat. Gli omicidi in cui le vittime sono donne fanno registrare preoccupanti picchi, si consuma una mattanza in un paese definito “civile “. Nel 2013, infatti, il 66,4% delle vittime di femminicidio familiare ha trovato la morte per mano del coniuge, del partner o dell'ex partner. Sono le trasformazioni e le dinamiche del rapporto di coppia a spiegare il maggior numero dei casi. Anche per effetto del perdurare della crisi, si rileva un forte aumento dei matricidi, spesso compiuti per "ragioni di denaro" o per una "esasperazione dei rapporti derivanti da convivenze imposte dalla necessita'". Il 2013 è stato l'"anno nero" con un incremento del 14% delle uccisioni, rispetto al 2012. E' uno dei dati contenuti nel secondo Rapporto Eures sul femminicidio in Italia. Sempre nel 2013, quasi il 70% dei femminicidi è avvenuto in famiglia, il 92,4% per mano di un uomo. E' il tarlo della gelosia a spiegare la percentuale più elevata di femminicidi, il 30,3% di quelli familiari,  seguiti da quelli scaturiti da conflitti e dissapori quotidiani 17,6% di vittime. I "femminicidi del possesso" conseguono generalmente alla decisione della vittima di uscire da una relazione di coppia. Sono oltre 330 le donne uccise in Italia, dal 2000 a oggi, per aver lasciato il proprio compagno. Se le armi da fuoco si confermano come strumento principale negli omicidi in genere, nei femminicidi la gerarchia degli strumenti si modifica significativamente. Sconcerta il fatto che sono gli omicidi "a mani nude, rappresentare complessivamente lo strumento più ricorrente, nelle tre forme delle percosse, dello strangolamento, e del soffocamento. Di poco inferiore la percentuale di quelli con armi da fuoco e da taglio , cui seguono quelli compiuti con altri mezzi. E con l'età media cresce anche la percentuale delle vittime in condizione non professionale, confermandosi le pensionate (35,5% del totale) le vittime prevalenti, seguite da casalinghe e disoccupate (15,1%), impiegate e lavoratrici dipendenti (9,9%) e domestiche, colf e badanti 9,9%, Un bollettino 'di guerra' che nelle cronache dei siti internet, dei giornali e dei tg passa ormai quasi inosservato. Nel 2013 il sud diventa l'area a più alto rischio (75 vittime ed una crescita del 27,1%) ma è il centro a presentare l'incremento più consistente passando le donne uccise da 22 a 44: i casi crescono nel Lazio, in Toscana, in Umbria  e nelle Marche. Proprio il Lazio, insieme alla Campania, presenta nel 2013 il più alto numero di femminicidi tra le regioni italiane seguono Lombardia, Puglia, Toscana , Calabria e Sicilia . La graduatoria provinciale vede ai primi posti Roma, Torino e Bari, seguite, con 6 vittime, da Latina, Milano, Palermo e Perugia. I centri anti-violenza si rivelano fondamentali,  ma moltissime donne non ne conoscono neppure l'esistenza. Denunciare è sempre possibile, ma spesso inutile. Si teme che dopo la denuncia sia anche peggio, spesso lo è. In questa giornata di commemorazione, le  città si tingono di rosso. Nelle piazze vengono esposte scarpe rosse di vario tipo e misura. Il colore non a caso è il simbolo del sangue di queste donne, divenute vittime. Rivolgendo lo sguardo al resto del mondo, sessantaseimila donne e bambine vengono uccise ogni anno nel mondo, una cifra enorme che rappresenta circa un quinto di tutti gli omicidi. Il dato, raccolto dalla Small ArmsSurvey, è un numero approssimativo perché l’informazione in molti Paesi è carente. A  guidare la classifica degli omicidi femminili sono le regioni quali Sud Africa, il Sud America, i Caraibi e l’America centrale. Tra i singoli Paesi al primo posto c’è El Salvador con 12 femminicidi ogni centomila donne, seguito da Jamaica (10.9), Guatemala (9.7), Sud Africa (9.6) . In questi Paesi le donne vengono attaccate nei luoghi pubblici da bande criminali o da gang in un clima che sembra loro garantire l’impunità. Secondo le Nazioni Unite la metà delle donne uccise in Europa tra il 2008 e il 2010 è morta per mano di qualcuno che la amava, un membro della famiglia. In molti Paesi del Vecchio Continente resiste il tabù culturale che tende a considerare la violenza domestica una questione privata e a non denunciare i fatti.

Shedishe M. (37 anni), Usselina Denise F.G (42 anni) Adriana C. (80 anni) Egidia M. (68 anni)Marilena C. (34 anni) Annamaria G. (57 anni) Franca I. (50 anni)   Antonia S. (47 anni ) Jamila Assafa(31 anni) Giuseppina D.F. (52 anni) Favour O. (24) Giuseppina B. (87 anni) Michela F.(41 anni) Florentia B.( 19 anni) Francesca D.G E Martina I. (56 e 19 anni) Giuseppina N. (51 anni) Angelica T.(35 anni) Fabiana L. (15 anni)  Erika P. e Micaela G. (entrambe 34 anni) Immacolata R. (53 anni) Marta F.(50 anni) Olena T.(50 anni) Samanta F. (35 anni) Irma H.(33 anni) Chiara B. (25 anni) Maria N. (46 anni) Rosi B.( 26 anni) Tiziana R. (36 anni )Angela A. (65 anni) Erika C. (43 anni) 
Siete tante, troppe, centinaia in Italia, migliaia in Europa, milioni nel mondo, così tante da non riuscire a contarvi tutte, così tante da non potervi elencare tutte..quelle mani che avrebbero dovuto prendersi cura di voi e invece... pensavate fosse amore?



M.Martina Bonaffini

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