Bernie Sanders, la promessa rivoluzionaria del Democratic Party
“La settimana prossima vinceremo in West
Virginia, e poi vinceremo in Kentucky e in Oregon" - così si esprime
fiero dopo un’inaspettata vittoria in Indiana il front - runner democratico
Bernie Sanders, mentre parla a Louisville, in Kentucky. Lo separano dalla
Clinton soltanto pochi punti, per un match chiusosi con 53 a 47 per il primo. A
dispetto di chi credeva che chiunque fuorché lui potesse arrivare così lontano
nella sua campagna elettorale, il senatore del Vermont ha sottolineato l’importanza
di questa vittoria “perché le idee per
cui ci stiamo battendo sono le idee del
futuro dell'America". Il sogno di Sanders è infatti poter ridare voce
all’America su determinate questioni sulle quali il candidato alle primarie
democratiche vorrebbe vederci più chiaro, idee che chiaramente lo collocano in una
posizione di netto contrasto con la futura promessa alla presidenza stelle e
strisce, la “sempreterna” Hilary Clinton.
Ma chi è, in realtà, Bernie Sanders?
Dal
forte accento popolare di
Brooklyn, fa carriera in Vermont dove corre per la poltrona di sindaco di Burlington, dopo aver studiato Scienze
Politiche a Chicago. Ama
dichiararsi socialista democratico contro ogni rischio di apparire
anacronistico, e forse è proprio questo a far presa sul suo elettorato,
composto prevalentemente da giovani. Ma quella che ha tutta
l’aria di essere la sua carta vincente, è #TTIPleaks.
I documenti sul TTIP resi noti lo scorso 6 maggio da Greenpeace sono stati prodromici
per un commento a caldo del senatore: “Le
rivelazioni di oggi dimostrano che il cosiddetto accordo commerciale Usa-Ue ha
poco a che fare con il “libero commercio” e molto a che fare con l’aumento del
potere delle banche di Wall Street, delle aziende farmaceutiche e e delle
grandi compagnie petrolifere […]” e così conclude, mettendo ben in chiaro
la sua posizione: “In qualità di
presidente, il senatore Sanders non sarà d’accordo con qualsiasi accordo
commerciale che minaccia la sicurezza alimentare […]. Il commercio è una cosa buona, ma deve essere onesto”.
Il timore, esplicitato in decine di manifestazioni che
hanno attraversato l’Europa (non ultima quella che ha visto i comitati
#StopTtip sfilare per Roma sabato scorso), è che il Trattato sia una sorta di
cavallo di Troia americano per abbassare gli standard qualitativi europei in
fatto di agroalimentare, sicurezza del lavoro e, dulcis in fundo, diritti
umani. Tanto più che l’Europa non appare unita in una trattativa che va avanti
ormai dal 2013. La questione è delicatissima dalla trama non poco articolata. Si
sarà mosso bene “Bern”, come lo chiamano i suoi affezionati, nella scelta del
jolly da tirar fuori per la sua corsa alla Casa Bianca? Se sul fronte
repubblicano Trump ha già fatto fuori i suoi rivali, le primarie democratiche
si chiuderanno a Giugno, per cui l’ attesa di conoscere il verdetto, fino ad
allora, non sarà poi troppa.
Giulia Guastella
Nessun commento:
Posta un commento