sabato 23 gennaio 2016

Proteste in Tunisia: "Spring is coming (?)"

- EDIZIONE STRAORDINARIA -

Proteste in Tunisia: "Spring is coming (?)"


Sabato 16 Gennaio non sembrava essere un giorno particolarmente fuori dalla quotidianità per la Tunisia, nel governatorato del Kasserine, territorio piuttosto periferico sia geograficamente che economicamente (situato ai confini con l'Algeria), alcuni giovani organizzavano un sit-in contro la cancellazione di molti nomi dalle liste di assunzione per un posto di lavoro presso il dipartimento regionale dell’istruzione. Durante la protesta però un giovane disoccupato ventottenne, Ridha Yahyaoui, decideva di salire su un pilone della corrente per far sentire più forte la sua voce, che è la voce di migliaia di giovani e meno giovani di una città che ha un tasso di disoccupazione al 70%. Quello stesso ragazzo rimarrà poi fulminato da uno sbalzo di corrente e diverrà il simbolo di una protesta che in quella serena giornata di Gennaio sembrava far riecheggiare il soffio di quei “venti di primavera” che 5 anni prima proprio da lì avevano iniziato a soffiare, per diffondersi poi in tutta l'area circostante.

La notizia fa velocemente il giro della Tunisia ed è forte l'empatia che il popolo tunisino sembra sentire nei confronti di un figlio della propria terra che condivide un dramma che non può essere certamente relegato ad una piccola parte della popolazione. Il dato più rilevante è infatti che le stesse proteste si diffondono velocemente in tutto il paese, e sopratutto si riascoltano nelle piazze di gran parte delle città, in ben 16 dei 24 governatorati tunisini, gli stessi slogan che riecheggiavano durante la Rivoluzione dei gelsomini.

“Lavoro, libertà e dignità”. Eppure era solo nell'Ottobre 2015 che alcuni membri dell'attuale governo tunisino, successivo ai quei venti di libertà, e capitanati dal presidente Essebsi, avevano ricevuto il “Nobel per la pace” per aver indirizzato quegli stessi venti verso quella transizione democratica che sembrava essere stata un'esperienza riuscita, e non è detto che non possa esserlo in futuro. Ma oggi, esattamente come 5 anni fa, i tunisini chiedono a gran voce uguaglianza sociale, chiedono di appianare non solo le disuguaglianze sociali ma anche quelle territoriali, chiedono di porre fine al fenomeno della corruzione (e non può essere una casualità il fatto che di queste problematiche siamo abituati a sentir parlare anche nelle nostre metropoli).

Quel popolo afferma con forza di non poter accettare che un governo “in teoria” figlio delle loro voci e rivendicazioni, possa continuare “nella pratica” a fare orecchie da mercante di fronte a problemi così largamente diffusi nel paese. Ed è poi lo stesso Essebsi ad ammettere: “La storia moderna della Tunisia ci ha insegnato che abbiamo commesso molti errori che hanno a che vedere con il come sono stati trattati i giovani”. La risposta però che le stesse istituzioni tunisine sembrano dare a questa complessa situazione è la prosecuzione dello “stato di emergenza” e l'istituzione di un coprifuoco a livello nazionale dalle 20,00 (in alcune zone dalle 18,00) alle 5,00 del mattino. Il governo però pare si stia riunendo per cercare di venire a capo di una situazione che potrebbe minare la stabilità statale, 2011 docet, e che, d'altra parte rischia di poter essere momento d'infiltrazione di quelle frangie estremiste che non sembrano però essere troppo presenti al centro delle proteste, che hanno coinvolto perlopiù giovani e meno giovani disoccupati dalle diverse città.

E' senz'altro un momento importarte per lo stato tunisino che, messo alla prova dal suo stesso popolo, dovrà dimostrare di avere a cuore le problematiche della sua gente più degli imperat economici (e ideologici) con cui deve confrontarsi nel “mondo globalizzato”. Non sembra poi, almeno a primo impatto, che questi venti contemporanei possano diffondersi come in passato in altre aree ma, si sa che la politica non è una scienza esatta. "Quel che però pare emergere da questa situazione è che in Tunisia non siano gli stessi venti di primavera a star tornando, ma che sia quella stessa Primavera non essersi mai conclusa."

Giovanni Tranchina

Fonti:





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