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Elezioni regionali: in Francia non è più tempo per la moderazione
Un elemento importante però è che a fronte di un'affluenza alle urne del 51%, dato confortante a detta dei media convenzionali, anche se in realtà piuttosto preoccupante, sopratutto se si attesta che in Europa esistono ormai livelli di astensionismo fissi intorno al 50%, comunque il FN si è rivelato essere il primo partito col 27,76%, seguito dalla destra repubblicana col 26,65% e dal 23,12% della sinistra, percentuali che potrebbero dare indicazioni importanti anche in vista delle elezioni presidenziali che si svolgeranno nel 2017.
Seppur sia legittimo guardare con preoccupazione alla vittoria, seppur momentanea, di un partito che ha fatto e continua a fare del populismo xenofobo uno dei suoi cavalli di battaglia, dall'altra parte non si può certo spiegare questo successo con le vecchie categorie del “voto di protesta”, così come si fece in Italia con l'iniziale ascesa politica del Movimento 5 Stelle, erroneamente anche in quel caso. I voti al Front National arrivano in gran parte dalle classi popolari, non è un caso che laddove si è notificata una più alta percentuale di votanti il FN è in vantaggio, inoltre molti dei voti frontisti vengono da gente che da anni ha votato comunista.
In
Francia si è da poco concluso il primo turno delle elezioni regionali tenutosi
nelle ormai 13 regioni francesi, in seguito all'accorpamento delle precedenti
22 avvenuto con la riforma territoriale del 2014. Domani sarà la volta del
secondo turno. I risultati sembrano aver spiazzato l'opinione pubblica francese
e non solo, con la momentanea vittoria del partito di estrema destra “Front National”
in 6 delle 13 regioni, in alcune delle quali ottenuta con un ampio margine di
vantaggio, come nella regione Nord-Pas-de-Calais-Picardie
dove proprio la leader del FN Marine Le Pen ha ottenuto il 42,2% dei voti e
nella Provence-Alpes-Cote d'Azur, dove
la lista di Marion Maréchal Le Pen, nipote di Marine, ha ottenuto il 41 per
cento dei voti, distanziando di oltre dieci punti il candidato della destra.
Delle restanti 7 regioni, in 4 sono momentaneamente in vantaggio i Repubblicani
guidati da Nicolas Sarkozy e solo in 3 regioni i grandi sconfitti di questa
prima tornata elettorale, i Socialisti di Francois Hollande.
Un elemento importante però è che a fronte di un'affluenza alle urne del 51%, dato confortante a detta dei media convenzionali, anche se in realtà piuttosto preoccupante, sopratutto se si attesta che in Europa esistono ormai livelli di astensionismo fissi intorno al 50%, comunque il FN si è rivelato essere il primo partito col 27,76%, seguito dalla destra repubblicana col 26,65% e dal 23,12% della sinistra, percentuali che potrebbero dare indicazioni importanti anche in vista delle elezioni presidenziali che si svolgeranno nel 2017.
Seppur sia legittimo guardare con preoccupazione alla vittoria, seppur momentanea, di un partito che ha fatto e continua a fare del populismo xenofobo uno dei suoi cavalli di battaglia, dall'altra parte non si può certo spiegare questo successo con le vecchie categorie del “voto di protesta”, così come si fece in Italia con l'iniziale ascesa politica del Movimento 5 Stelle, erroneamente anche in quel caso. I voti al Front National arrivano in gran parte dalle classi popolari, non è un caso che laddove si è notificata una più alta percentuale di votanti il FN è in vantaggio, inoltre molti dei voti frontisti vengono da gente che da anni ha votato comunista.
La
gente comune, non solo in Francia, ha perso ogni speranza nella politica
tradizionale, quella del compromesso e della moderazione, un tipo di politica
che si è totalmente allontanata dal demos lasciando in ballo una
popolazione di delusi, emarginati, dimenticati che si incarnano in questo voto
che è post-ideologico, frutto di una scelta dettata fortemente dal desolante
contesto politico più che da un'adesione a certi valori. Ma è certamente un
segnale forte che il popolo francese manda anche alla gelida tecnocrazia di
Bruxelles che in questi anni si è fatta conoscere da queste fasce di
popolazione solo per i tanto caldeggiati tagli ai servizi pubblici e per le
misure di austerità.
La
classe politica francese ed europea, più che restare impressionata dai primi
risultati di queste elezioni regionali, dovrebbero preoccuparsi della
gigantesca frattura che hanno creato col popolo in anni di politiche attuate in
nome dell'unica grande ideologia che continua ad esistere, quella neoliberista,
che ha portato il popolo francese a preferire le “politiche dell'odio” alle
ormai ben note “politiche del profitto”. Il che non può che lasciar prospettare
un quadro politico altrettanto desolante.
Resta
comunque il fatto che, seppur questi risultati abbiano dato dei segnali
importanti, siamo ancora al primo ballottaggio e che le strategie politiche per
il secondo turno cominciano già a prendere piede. I socialisti di Hollande ad
esempio, avendo preso atto della sonora sconfitta, sono già fortemente
orientati a non presentarsi al ballottaggio successivo in alcune regioni,
consigliando neanche troppo implicitamente ai propri elettori di ostacolare i
frontisti di Marine Le Pen. Per questa ragione i sondaggi danno momentaneamente
in vantaggio per il secondo turno la destra Repubblicana, ma quest'ulteriore
mossa politica potrebbe ancora una volta favorire il Front National, anche
perché sembra che in Francia il tempo della moderazione sia finito.
Giovanni Tranchina
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