- EDIZIONE STRAORDINARIA -
Nuove sanzioni per la Corea: accordo tra Cina e Usa
Nuovi
accordi avvenuti in questi giorni tra Stati Uniti e Cina, vedono un largo
consenso a una bozza di risoluzione che prevede nuove sanzioni nei confronti della
Corea del Nord da far approvare al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La
bozza prevede la stesura di una blacklist di individui ed entità statali
nordcoreane. Il ministro dell’Industria Nucleare e l’Agenzia per lo Sviluppo Aerospaziale
(NADA), responsabile del lancio del satellite nello spazio dei giorni scorsi,
saranno inseriti nella blacklist. Ulteriori sanzioni verranno imposte, come: 1.
Misure restrittive a decine di aziende e soggetti accusati di traffico illecito
di materiale nucleare; 2. Il divieto di commercio di armi convenzionali, beni
di lusso e carburante per velivoli; 3. Il divieto di esportazione di oro,
titanio e minerali rari.[1] Il
regime nordcoreano in regime di sanzioni potrà comunque continuare ad esportare
carbone e ferro che continua a produrre se pur in proporzioni limitate, ed
acquistare petrolio a condizione che non venga usato per il programma di
proliferazione nucleare, situazione difficile da comprovare. La Cina resta il
principale fornitore di petrolio. Una sanzione proposta dagli Stati Uniti , che
è ancora in sede di discussione, prevede restrizioni all’accesso nei porti
internazionali delle navi-cargo dirette o provenienti dalla Corea del Nord che
verranno ispezionate dalle autorità portuali di appartenenza territoriale. Washington
vorrebbe inoltre imporre ulteriori restrizioni alle banche nordcoreane ad
accedere al circuito finanziario internazionale, ma soltanto nei prossimi
giorni si conoscerà il testo della risoluzione e se verrà approvato.
Le
proposte di sanzioni arrivano nello stesso momento in cui gli Stati Uniti e
Corea del Sud discutono la possibilità di schierare un sistema difensivo
missilistico in territorio sudcoreano, tentativo a cui la Cina si oppone. La
bozza di risoluzione fa inoltre riferimento alle “gravi vessazioni” sofferte
dal popolo nordcoreano per il programma nucleare ma non vengono menzionate
violazioni di diritti umani che invece sono state ampiamente documentate dalla
Commissione d’Inchiesta delle Nazioni Unite. Secondo Human Rights Watch,
infatti, Il programma nucleare di Pyongyang è collegato al sistema statale di
repressione, che include lavori forzati e torture.[2]Il testo, senza
un futuro sistema d’enforcement da parte soprattutto della Cina, difficilmente
dissuaderà la Corea del Nord nel proseguire il suo percorso di proliferazione.
Tuttavia la risoluzione, qualora verrà approvata, costituisce un atto di
ulteriore pressione internazionale. La
maggior parte dei teorici delle relazioni internazionali concordano sul fatto
che la questione della sicurezza nel Nord est asiatico dipenda molto
dall’equilibrio/squilibrio delle relazioni tra Stati Uniti e Cina. Con il
deterioramento della sicurezza nella regione, nessuna potenza finora emerge nel
risolvere la crisi e le due superpotenze sono state fino ad oggi le principali
perdenti.
La Cina
fino ad adesso ha sempre cercato di “coprire” la Corea del Nord, sia per
interessi economici, sia perché il crollo del regime porterebbe l’esercito
statunitense e grandi masse di profughi nordcoreani ai suoi confini. Tuttavia
la Cina potrebbe pagare la sua condotta di protezione qualora il sistema
missilistico difensivo americano venga installato in Corea del Sud, deteriorando
le relazioni finora distese con Seoul. Quanto riguarda le relazioni col
Giappone, il premier Shinzo Abe ha considerato la possibilità di cambiare la costituzione
dotando il paese di un vero esercito, e conducendo un’assertiva politica di
difesa, individuando come obiettivo di contenimento proprio la Cina. Dall’altra
parte la politica di Obama ha fallito nel sottovalutare il pericolo
nordcoreano, delegandolo alla politica cinese, attendendo che il regime di Pyongyang
crollasse o arretrasse da solo, cosa che non è avvenuta. Inoltre, secondo
Zhiqun Zhu, professore di Relazioni Internazionali alla Bucknell University in
Pennsylvania, Cina e Corea del Nord non sono da considerarsi paesi alleati. Lo sdegno
cinese per la politica della Corea del Nord sta via via crescendo, e Kim Jong
Un non sembra curarsi delle avvisaglie cinesi. I tentativi di dissuasione
cinese del lancio del satellite nello spazio da parte di Pyongyang, sono
falliti e Kim Jong Un ha fissato il test lo stesso giorno del capodanno cinese.
Inoltre nessun ufficiale o politico cinese nelle recenti dichiarazioni ha mai
definito la Corea del Nord come “alleato”. Il fatto che le relazioni tra Cina e
Corea del Nord non siano delle migliori aiuta a capire perché Pechino abbia un
potere limitato sul regime.[3]
In
realtà il nodo si trova nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina. Le due nazioni
portano avanti due politiche diverse sulla sicurezza del Nord-est asiatico, pur
condividendo la non proliferazione nucleare nella penisola coreana. Queste
divergenze hanno permesso a Kim Jong Un di avanzare nel proprio programma di
nuclearizzazione e di consolidamento del proprio potere, e ora punta a lanciare
la cosiddetta “byungjin policy” ( sviluppo parallelo dell’economia e del
programma nucleare ). Ma nessuno può sapere cosa ha in mente il giovane leader.
L’unica cosa prevedibile della Corea del Nord è la sua imprevedibilità. La
crisi nordcoreana rivela quindi molteplici problemi legati alla sicurezza e
alle relazioni bilaterali nella regione.Tutte le forze in campo dovrebbero
riconsiderare queste fondamentali questioni e raddoppiare i propri sforzi al
fine di garantire la pace e la sicurezza. La cooperazione tra Stati Uniti e
Cina risulta quindi fondamentale per contenere l’imprevedibile minaccia
nordcoreana, sia per rendere efficaci le sanzioni che probabilmente verranno
adottate nei prossimi giorni, sia per raggiungere un accordo sulla sicurezza al
fine di generare fiducia e stabilità nella regione.
Danilo
Lo Coco
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