giovedì 29 gennaio 2015

“L'istruzione occidentale è peccato”

LA PAROLA ALL’ESPERTO

La rubrica mensile di IMESI che riporta la voce degli esperti sulle maggiori tematiche di politica internazionale

“L'istruzione occidentale è peccato”

l'intervista a Emanuele Marino, Amnesty international


Cosa succede in Nigeria?
Ci siamo trovati spettatori degli spargimenti di sangue che hanno interessato la Nigeria ad opera di Boko Haram, locuzione Hausta dal significato: “l'istruzione occidentale è peccato. Si tratta di un'organizzazione terroristica jihadista diffusa nel nord della Nigeria che ha una visione dell'occidente come corruttore del credo islamico. Dopo la morte del leader fondatore del 2009 a prendere il suo posto è stato Abubakarf Shekau. Nei primi tre mesi del 2014 oltre 1500 civili sono stati assassinati, nel contesto di uno scontro armato che oppone le forze di sicurezza ai gruppi armati islamisti. Dopo l'ennesimo attacco mortale compiuto dalla setta armata Boko Haram nella città di Kano, Amnesty International ha sollecitato il governo federale della Nigeria a proteggere la popolazione e a istituire una commissione indipendente che indaghi sull'ultima ondata di attentati. La popolazione del nord della Nigeria è intrappolata in un ciclo di violenza, alimentata da orribili crimini compiuti da Boko Haram e dalle violazioni dei diritti umani causate dalle forze di sicurezza antiterrorismo. La risposta del governo non garantisce sicurezza alla popolazione. Donne e bambini non sospettati di alcun reato sono stati arrestati nel corso dei rastrellamenti e sottoposti a maltrattamenti per estorcere informazioni sui parenti maschi, sospettati di far parte di Boko Haram. Davanti  a questo scenario di guerra Amnesty International ha chiesto alla Commissione africana e alle Nazioni Unite di assistere la Nigeria nelle indagini su azioni che potrebbero costituire crimini di guerra e crimini contro l'umanità a carico sia di Boko Haram che delle forze di sicurezza nel nord-est del paese. La comunità internazionale, e in particolare, la Commissione africana sui diritti umani e dei popoli e il Consiglio Onu dei diritti umani devono assicurare con urgenza l'apertura di un'indagine esaustiva, imparziale e trasparente sulle denunce di crimini di guerra e crimini contro l'umanità in Nigeria . Amnesty International ha inoltre chiesto all'Unione africana, alla Comunità economica degli stati dell'Africa occidentale e al Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione africana di fornire pieno e concreto sostegno per porre fine a questi atti di violenza contro i civili. A questi organismi, Amnesty International chiede infine di condannare i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità commessi da entrambe le parti.

Chi è il gruppo islamista di Boko Haram?
Boko haram è un gruppo di opposizione armata, un "attore non statale" cioè un gruppo non governativo che impiega la forza armata per fini politici, di stampo terroristico similmente ai singoli gruppi affiliati ad "Al Qaeda".

Qual è lo scopo di questo gruppo?
Nel 2011, gli attacchi di Boko haram, spesso diretti contro agenti di polizia e funzionari del governo, hanno provocato almeno 500 morti. Dallo scorso giugno sono stati presi di mira anche bar e locali pubblici. Alla fine dell'anno, la situazione è ulteriormente degenerata, con gli attacchi contro le comunità cristiane. In alcuni casi, si ritiene che gli attacchi siano condotti in rappresaglia per il presunto appoggio della popolazione all’esercito. 

 Perché stanno agendo proprio in questo periodo? 
Amnesty ha notizie su Boko haram, in realtà, già dal luglio del 2009, in cui più di 800 persone, compresi 24 agenti di polizia, sono morte nel corso di una settimana di scontri tra membri del gruppo e le forze di sicurezza negli stati di Borno, Kano, Katsina e Yobe. Il 26 luglio dello stesso anno, hanno attaccato una stazione di polizia nello stato di Bauchi. Il leader di Boko Haram, Muhammad Yusuf, è stato arrestato il 30 luglio a Maiduguri, stato di Borno. In seguito la polizia ha annunciato che era stato ucciso mentre tentava di fuggire. Successivamente Michael Kaase Aondoakaa, procuratore generale federale e ministro della Giustizia, ha dichiarato che Muhammad Yusuf era stato ucciso in custodia di polizia.

Qual è il motivo che li porta e seminare terrore?
L'obiettivo di Boko haram è quello di istituire uno stato a matrice islamica e fondamentalista nel paese. Non si tratta di una ragione che origina dall'odio, quanto più dal controllo politico e quindi economico della regione nigeriana. L'aggressività di Boko haram si è manifestata prepotentemente sulle comunità cristiane a partire dalla fine del 2011, a seguito del quale Amnesty International ha sollecitato il governo federale della Nigeria a proteggere la popolazione e a istituire una commissione indipendente che indaghi sull'ondata di attentati. La risposta del governo, oltre a non garantire sicurezza alla popolazione, ha anche comportato violazioni dei diritti umani.

Come sta agendo Amnesty International davanti a questo massacro? 
Amnesty International, da un lato, chiede a Boko haram di porre fine alle uccisioni di civili, dall'altro, chiede al governo nigeriano di prendere tutte le misure legittime per riportare sicurezza nel paese e assicurare la protezione dei civili. Nel caso delle studentesse rapite il 15 aprile 2014 a Chibok,  Amnesty International chiede a Boko haram di rilasciare immediatamente, senza condizioni, tutte le ragazze mentre chiede al governo nigeriano di adoperarsi per ottenere al più presto un rilascio sicuro delle ragazze e di garantire che i responsabili di questo attacco siano portati davanti alla giustizia. Il nostro lavoro, comunque, non si limita alla divulgazione di informazioni imparziali, ma si  estende anche ad attività di "lobby", cioè di pressione sui governi. Per questo una delegazione di Amnesty International Italia, guidata dal direttore generale Gianni Rufini, ha incontrato il 15 maggio 2014  S.E. Eric Tonye Aworabhi, ambasciatore della Nigeria in Italia. Rufini ha consegnato all'ambasciatore le 9200 firme dell'appello "Bring back our girls" raccolte sul sito dell'associazione, raccomandando al governo nigeriano di garantire una soluzione definitiva accettabile e sostenibile, nel migliore interesse delle vittime, alla vicenda del rapimento delle oltre 200 ragazze da parte di Boko haram, provvedendo a fornire a queste e alle loro famiglie tutta l'assistenza necessaria. Amnesty International ha, inoltre, realizzato un sito che indica gli attacchi di Boko haram a scuole, insegnanti e studenti negli stati del nord-est della Nigeria.

Cosa stanno facendo i civili per “difendersi” da questo massacro?
Migliaia di persone sono scappate verso il confine col Ciad o in altre parti della Nigeria, come a Maiduguri, capitale dello stato di Borno, aggiungendosi così alle centinaia di migliaia di profughi interni e di rifugiati che stanno mettendo a dura prova le comunità e i governi che li hanno accolti. Amnesty International ha chiesto ai governi di Nigeria e Ciad di garantire protezione e adeguata assistenza umanitaria a queste persone. Alcune comunità collaborano con le milizie della Task force civile congiunta, alleate del governo, ma queste hanno subito attacchi particolarmente brutali. La Task force era presente a Baga e un alto ufficiale dell'esercito ha confermato confidenzialmente ad Amnesty International che a volte i militari coinvolgevano la milizia civile in operazioni contro le postazioni di Boko Haram. Un testimone ha raccontato di aver sentito, durante l'attacco a Baga, dei combattenti di Boko haram dire che stavano cercando i membri della Task force e che, con questo obiettivo, hanno eliminato casa per casa gli uomini in età da combattimento.

Reclutano personale civile per rafforzare le loro truppe?
Boko Haram recluta civili soprattutto giovani, ma anche donne e i bambini. Ustaz Mohammed Yusuf, fondatore del gruppo tra il 2001 e il 2002, comincia la sua azione reclutando militanti, specialemente tra i giovani disoccupati, il gruppo  “giustifica e “motiva “ le insurrezioni violente come sintomo di malessere e di frustrazione sociale

Intervista a cura di Martina Bonaffini

Nessun commento:

Posta un commento