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L'approfondimento settimanale di I.ME.SI.
Fecondazione eterologa: finalmente un' Italia un po’ più “Europea”
A CURA DELL'AVV. GIORGIA ALLEGRA
L'Avvocato Giorgia Allegra |
All’indomani
della pronuncia della Corte costituzionale sul tema della fecondazione
eterologa tutta la comunità scientifica e tutta quella Italia che crede nel
progresso e nella ricerca scientifica non può che tirare un sospiro di
sollievo: adesso anche le coppie costrette a ricorrere alla donazione dei
gameti potranno provare a coronare il sogno di avere un bambino senza dover
migrare all’estero.
E già, poiché, fino allo scorso mese di aprile gli italiani rappresentavano la
fetta più importante del c.d. “turismo procreativo” in Europa; erano circa
4.000 le coppie che ogni anno si rivolgevano a strutture straniere per accedere
a tecniche di fecondazione eterologa, nonostante in Italia vi fossero
innumerevoli centri competenti e attrezzati a ricevere questo tipo di richieste
e ciò a causa di un divieto ingiusto, discriminatorio e irragionevole posto
dall’art. 4 della legge n.40 del 2004 che vietava e puniva severamente
l’applicazione delle tecniche di fecondazione eterologa. Sono passati quasi 10 anni da quel giugno del 2005 quando, con un referendum,
si provò a cancellare questo assurdo divieto: allora la politica
dell’astensionismo vinse la battaglia, oggi
il diritto di autodeterminazione del singolo ha vinto la guerra.
La procreazione medicalmente assistita è da
sempre un tema fortemente controverso e dibattuto poichè mette in gioco
considerazioni non solo scientifiche e giuridiche, ma anche e soprattutto
etiche e morali, considerazioni che rendono difficilissimo, per non dire
utopico, elaborare una regolamentazione che riesca a mettere “d’accordo
tutti”…. nonostante ciò, la normativa italiana degli ultimi 10 anni, colma di
veti, divieti e sanzioni ha certamente rappresentato un pessimo esempio
legislativo.
La
legge n.40 del 2004 è, infatti, una normativa che se da un lato si vanta di
porre l’accento sulla finalità perseguita tramite le tecniche di riproduzione
medicalmente assista, vale a dire quella di favorire la soluzione di problemi
riproduttivi derivanti dalla sterilità o dall’infertilità (art. 1), dall’altro non
fa che prevedere limiti e paletti all’applicazione delle tecniche stesse fino a
svilirne la pratica.
Oggi,
fortunatamente, la legge sulla procreazione medicalmente assistita, venuta alla
luce al seguito di forti scontri politici e portatrice di una visione ancorata
al dettato della Chiesa Cattolica è stata letteralmente smontata pezzo per
pezzo attraverso molteplici e ripetuti interventi giurisprudenziali.
Nella
motivazione della recentissima pronuncia costituzionale, che ha fatto venir
meno uno dei paletti più rigorosi posti dal legislatore del 2004, i giudici
costituzionali sottolineano come il divieto di fecondazione eterologa (ricordiamo,
in cui uno dei gameti, ovocita o spermatozoo, proviene da un donatore esterno
alla coppia) sia contrario ad alcuni valori cardine del nostro ordinamento,
quali il principio di uguaglianza (art. 3 Cost), la libertà di autodeterminazione
dell’individuo, la tutela della famiglia (art. 29 Cost) e il diritto alla
salute inteso nella sua accezione più ampia (art.32 Cost).
E in
fondo, bastava anche solo volgere lo sguardo oltralpe per accorgersi
dell’arretratezza della normativa italiana rispetto al panorama legislativo
offerto dai vicini Paesi europei.
Erano
soltanto tre i Paesi che vietavano tout
court la fecondazione eterologa: oltre all’Italia, la Lituania e la
Turchia.Per il resto, tutti i Paesi di un Europa che
cerca costantemente di affermare la sua dignità di Unione di Stati, mostravano
la giusta e necessaria apertura verso il futuro della medicina riproduttiva. La
procreazione medicalmente assistita costituisce un campo di confronto tra le
varie legislazioni nazionali, un confronto spesso “mediato” dagli interventi
della Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, ma che necessita di
una continua divulgazione e conoscenza per consentire una disciplina comune “europea”
che, quanto meno, condivida i principi fondamentali regolanti la materia.
Le
normative europee sulla PMA sono tutte relativamente recenti, poiché risale
soltanto alla metà degli anni ’80 l’inizio del dibattito circa le implicazioni
etiche, scientifiche e giuridiche degli avanzamenti della scienza nel settore
dell’embriologia umana. Il primo Paese ad adottare una legislazione in materia
fu la Svezia nel 1984 e, a seguire, con la rapidissima diffusione mondiale
delle tecniche di riproduzione assistita tutta l’Europa provvide a dotarsi di norme
ad hoc.
Al
giorno d’oggi si riscontra un diffuso e
consolidato “consenso europeo” sulla pratica della fecondazione eterologa,
seppur vi siano comunque Paesi che hanno assunto un atteggiamento più liberale
ed altri che ancora stentano a riconoscere ampia libertà di azione in questo
campo, quali la Germania, l’Austria, la Croazia e la Svizzera che vietano la
donazione di ovociti (consentendo, però, quella di spermatozoi), garantiscono
l’accesso alle tecniche solo alle coppie eterosessuali e non prevedono
l’anonimato a tutela del donatore.
Tra i
Paesi più all’avanguardia si possono sicuramente menzionare la Grecia, il
Belgio e la Danimarca, paesi nei quali è consentita la donazione di ovociti,
spermatozoi ed embrioni (tranne la Danimarca che vieta la donazione di questi
ultimi) in forma anonima e con la possibilità di accedere al trattamento da
parte di coppie eterosessuali, omosessuali e donne single; ed ancora, la
Finlandia, la Gran Bretagna e l’Olanda le cui legislazioni vietano, però, l’anonimato
del donatore con la possibilità per il nato di conoscerne l’identità raggiunta
l’età indicata dalla legge.
Francia,
Repubblica Ceca e Spagna, quest’ultima meta preferita delle coppie italiane
costrette a migrare all’estero fino a pochi mesi addietro e capitale europea
della riproduzione assistita secondo un’indagine condotta dall’ESHRE (European Society of Human Reproduction and
Embriology), garantiscono, invece, l’anonimato del donatore ma prevedono
che possano beneficiare delle tecniche eterologhe solo le coppie eterosessuali
sposate o conviventi (fatta eccezione per la penisola iberica dove l’accesso è
garantito a tutte le donne maggiorenni).
La
panoramica europea sopra riportata rende evidente come il mondo della medicina
della riproduzione abbia un’evoluzione che viaggia ad una velocità degna dei
nostri tempi e, come sia, dunque, doveroso da parte di Paesi che si definiscono
“sviluppati” dotarsi di legislazioni nazionali che siano anch’esse flessibili e
in rapida evoluzione.
All’indomani
della pubblicazione della sentenza n.162 del 2014 della Corte costituzionale
che ha tacciato di incostituzionalità il divieto di fecondazione eterologa
posto dalla legge n.40/2004, i centri italiani di fecondazione assistita sono
stati letteralmente inondati di richieste: l’infertilità è una patologia, così
come riconosciuto dall’OMS (Organizzazione
Mondiale della Sanità), e come tale va trattata riconoscendo alle 3.400
coppie di pazienti che hanno domandato di accedere alle tecniche la dignità di essere
curati come meritano e mettendo a loro disposizione tutte le metodiche ad oggi
esistenti.
Il
giorno 4 settembre u.s. si è riunita la Conferenza delle Regioni che ha
approvato, all’unanimità e con l’ausilio di esperti del settore, i requisiti
tecnici cui si dovranno attenere i centri specializzati e che garantirà i
pazienti che si sottoporranno alle tecniche eterologhe.
Sono
già diverse le regioni che hanno recepito il documento contenente le Linee
guida in materia e sono oramai tantissimi i Centri italiani, ed anche siciliani,
che si dichiarano pronti a partire, nel rispetto del dettato della Corte
costituzionale, al fine di offrire finalmente un’opportunità in più a tutte
quelle coppie che desiderano realizzare il sogno di diventare genitori e che, a
causa di una legge ingiusta, hanno già aspettato fin troppo tempo.
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